Johann Kepler
Nel
1609 pubblicò l’ Astronomia nova nella quale esponeva la
sua nuova filosofia o fisica celeste in luogo della teologia, o metafisica, di
Aristotele.
Fu
il primo a porsi l’obiettivo di spiegare i moti planetari per mezzo delle cause
fisiche che li generano. Lo storico della scienza Koyrè afferma che già il
titolo dell’opera annuncia una rivoluzione.
La
grande importanza attribuita all’astronomia di Keplero è motivata dalla
completa riformulazione dei fini, dei metodi e dei principi dell’astronomia che
in essa viene attuata. Prima di lui gli astronomi si erano interessati alla
cinematica degli stri, alla ricerca di una sorta di geometria celeste che
fornisse posizioni in accordo con le osservazioni.
Per
Keplero la sede delle forze fisiche che determinano il moto dei pianeti era il
Sole, il centro dell’universo. Attraverso la matematica voleva determinare, calcolare
la reale curva percorsa dai pianeti nella loro orbita prescindendo da aspetti
filosofici o da limitazioni di sorta.
Le
sue riflessioni, le sue misure e i suoi calcoli produssero quelle che sono oggi
note come le 3 leggi del moto planetario, le leggi di Keplero. Dall’analisi dei
preziosi dati ottenuti attraverso le osservazioni di Brahe, osservò che più la
Terra si avvicinava al Sole e maggiore era la sua velocità. Ipotizzò, quindi, che la sua velocità fosse inversamente
proporzionale alla distanza dal Sole e grazie a fortunati errori di calcolo
giunse a formulare quella che oggi è nota come 2 ^ Legge di Keplero (o
legge delle aree)
“Il raggio vettore che congiunge il centro del Sole
e il centro di un pianeta spazza aree in tempi uguali”
Un
pianeta ha velocità maggiore in perielio e minore in afelio.
Per
Keplero il Sole, occupando il centro dell’universo, deve necessariamente
ruotare intorno al proprio asse trascinando con sé l’intero corpo del mondo. La
Luna effettua il suo moto di rivoluzione senza ruotare.
Le difficoltà incontrate nell’accordare le
osservazioni di Brahe con l’approccio tolemaico e copernicano lo indussero ad
abbandonare l’ipotesi di orbite circolari per associare ad esse una nuova
curva: l’assunzione dell’ovale migliorava i risultati, ma solo un’ellisse
regolare con il Sole che occupava uno dei fuochi si accordava perfettamente con
i dati osservativi e con la legge delle aree (2^ Legge).
In
questo modo giunse all’elaborazione di quella che conosciamo come 1 ^ Legge di Keplero:
“Le orbite dei pianeti sono ellisse
delle quali il sole occupa uno dei fuochi”.
Nella
maggior parte dei pianeti, fatta eccezione per Mercurio, le ellissi non si
discostano molto da circonferenze, ma il Sole non si trova comunque nel loro
centro (Sole eccentrico).
La
terza legge si configurò agli occhi di Keplero come una scoperta metafisica
più che un’importante legge che stabiliva una relazione tra le velocità di
pianeti che percorrevano orbite differenti.
3
^ Legge di Keplero:
“I quadrati dei periodi di
rivoluzione dei pianeti intorno al Sole sono direttamente proporzionali ai cubi
delle loro distanze medie dal Sole”.
I
principi fisici dell’INERZIA, della FORZA e del MOVIMENTO segnarono la fine
della teoria cosmologica di Aristotele e preparava a Newton.
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